Il cinema potrebbe essere visto come le favole, può rappresentare, per noi, ciò che le favole, i racconti, rappresentavano per i nostri antenati. Attraverso i film mettiamo in scena sentimenti, emozioni. In essi vengono raccontati e mostrati ciò che la psicologia analitica chiama complessi, archetipi.
Qui prenderò in considerazione un film del 1999 il cui protagonista è Brad Pitt, film nel quale si manifesta l'Ombra.
Iniziamo ricordando la trama.
Il protagonista, il cui nome non verrà mai menzionato ma è la voce narrante del film, è un impiegato di una grande azienda automobilistica. Il suo compito consiste nel calcolare i danni accorsi alle auto della sua società durante gli incidenti stradali, valutare i difetti delle vetture e decidere se alla compagnia convenga, o no, ritirare i veicoli dal mercato; il tutto utilizzando una formula matematica e trascurando del tutto le vittime dei sinistri.
L’anonimo protagonista sembrerebbe avere tutto ciò che rende felici le persone: un lavoro, una bella casa, un guardaroba firmato, tanti oggetti che lo gratificano. Qualcosa, però, in questo perfetto affresco stona: stona il fatto che egli non riesce, in nessun modo, a prendere sonno cosa che lo tormenta e che, giorno dopo giorno, diventa insopportabile, intollerabile. Egli, così, si rivolge ad un medico che non gli prescrive farmaci ma che lo invita a toccare con mano la vera sofferenza recandosi alle riunioni per i malati di cancro che si tengono alla chiesa metodista.
Il nostro protagonista si spaccia per un malato terminale, ascolta i discorsi dei partecipanti al gruppo, si sfoga, piange, soffre con loro e, finalmente, riesce a dormire.
Eppure non tutto è risolto, vi è una nuova inquietudine che si fa strada nella mente del nostro eroe: è Marla, Marla Singer. La ragazza si infiltra, come il protagonista, nei gruppi di auto aiuto, è una figura misteriosa, spregiudicata ed arrogante, una donna che cerca, continuamente, la morte. Marla Singer è il suo nuovo incubo: da quando c’è lei l’insonnia ritorna più atroce che mai.
La vita prosegue e gli impegni di lavoro portano il protagonista a viaggiare per gli Stati Uniti; è proprio durante un viaggio in aereo che egli incontra Tyler Durden, un commerciante di saponette con tendenze anticonformistiche ed anarchiche.
Giunto in aeroporto il nostro eroe riceve brutte notizie: il bagaglio è sequestrato e la sua casa bruciata; cosa fare? Decide di chiamare il nuovo amico il quale gli offre compagnia ed alloggio.
Durden vive in modo diverso, fuori dal comune: la casa sembra un rudere abbandonato, filtra acqua dal soffitto, è disordinata e sporca; la filosofia di vita di Tyler è particolare: si sente un giustiziere, è spregiudicato, beffardo, intelligente ed i suoi discorsi suscitano nell’animo del protagonista entusiasmo ed ammirazione incontrollati verso quella persona che rappresenta e fa tutto ciò che il signor X non ha il coraggio nemmeno di pensare.
La vita deve cambiare. Così il nostro eroe e Durden mettono in piedi il Fight Club: un circolo di combattimento clandestino che ha lo scopo di risvegliare, a colpi di calci e pugni, all’insegna della violenza più brutale, la coscienza assopita di tutti coloro che vivono in una condizione di disagio.
Il rapporto tra i due uomini diviene sempre più stretto, più intenso e radunano attorno a loro un numero sempre maggiore di adepti.
E’ grazie al passaparola che nascono, in tutto il Paese, nuovi club fino a formare un vero e proprio esercito che si propone di portare a termine compiti segreti dettati, di volta in volta, dal capo Tyler: il progetto Mayhem. Si susseguono assalti, sabotaggi ai danni dei simboli del capitalismo moderno il tutto sempre con una escalation di violenza sempre maggiore.
Il protagonista, a questo punto, è spaesato, non riesce a capire più nulla, ha paura, è atterrito da ciò che man mano scopre ma gli accadimenti si susseguono con gran rapidità. Il nostro eroe si scuote dallo stato in cui si trovava e, presa coscienza della realtà, si adopera per smantellare l’attività del club e comincia il suo lungo e pericoloso viaggio nel Paese per ritrovare Tyler che, nel frattempo, era sparito.
Il protagonista decide di denunciare alla polizia di essere il capo dei circoli legati alla boxe clandestina e dell’esistenza di un progetto per far esplodere i più importanti istituti di credito della città al fine di ristabilire la parità tra le persone e di creare il caos.
Egli ritrova, dopo averlo cercato lungamente, Tyler in una camera d’albergo . E’ in questo preciso istante che Durden rivela di essere il suo alter ego.
Distrutto da questa notizia e dopo una violenta colluttazione tra i due il protagonista si spara per metter fine all’esistenza di entrambi ma la ferita non è mortale così assiste al crollo dei dodici istituti di credito in cui erano state piazzate le bombe grazie anche all’aiuto di Marla.
Tyler Durden è l’Ombra del signor X: “l’altro lato” un “fratello oscuro” che, anche se noi non lo vediamo o non ne facciamo conoscenza, fa parte di noi, della nostra totalità.
L’Ombra è una “disposizione primordiale” che, per ragioni morali od estetiche, non lasciamo prevalere perché è in contrasto con i principi coscienti.
Jung afferma che l’Ombra è uno degli archetipi che influenza maggiormente o maggiormente disturbano l’Io con maggiore frequenza ed intensità. Essa è la figura più facilmente accessibile poiché “la sua natura può essere largamente desunta dai contenuti dell’inconscio personale”1.
Esistono però rari casi in cui ad essere rimosse sono le qualità positive della personalità e “l’Io ha un ruolo essenzialmente negativo cioè sfavorevole”2.
“L’Ombra è un problema morale che mette alla prova l’intera personalità dell’Io”3 e non è possibile prendere coscienza di essa senza un’applicazione e risolutezza morale.
Secondo Jung venire in contatto con la propria Ombra, quella personale, significa “riconoscere come realmente presenti gli aspetti oscuri della personalità: atto che costituisce la base indispensabile di qualsiasi forma di conoscenza di sé ed incontra, perciò, di solito una notevole resistenza”4.
“Da uno studio attento dei tratti di carattere oscuri o delle qualità inferiori che costituiscono l’Ombra, risulta che essi possiedono una natura emotiva, una certa autonomia e, di conseguenza, sono di tipo ossessivo o meglio possessivo”5.
Questi effetti si producono dove l’adattamento è più debole e, contemporaneamente, rivelano la ragione del diminuito adattamento cioè una inferiorità e svelano l’esistenza di un livello più basso di personalità. “A questo livello più basso, con le sue emozioni appena o niente affatto controllate, l’individuo si comporta più o meno come un primitivo, non soltanto vittima involontaria dei propri affetti ma per di più profondamente incapace di un giudizio morale” 6.
Se da un lato, secondo quanto scritto, sembrerebbe possibile inserire in un qualche modo l’Ombra nella personalità cosciente dall’altro esistono “tratti che oppongono al controllo morale un’ostinata resistenza, dimostrandosi praticamente non influenzabili. Di solito queste resistenze sono collegate con proiezioni non riconosciute come tali ed il cui riconoscimento comporta uno sforzo morale superiore alla norma”7.
I tratti particolari dell’Ombra possono essere riconosciuti senza eccessiva fatica come caratteristici della personalità però “in caso di proiezioni vengono meno tanto l’intuito quanto la volontà che possono essere utili a riconoscerli perché a causa dell’emozione sembra, al di là di ogni dubbio, trovarsi nell’altro”8.
Esistono altre due diverse modalità attraverso le quali è possibile osservare ed analizzare l’Ombra:
In molti scritti di Jung l’Ombra è considerata come uno degli archetipi fondamentali: partendo da questo punto Neumann, il quale pensa che gli archetipi siano il prodotto della lotta sostenuta dalla coscienza per differenziarsi dall’Inconscio, cerca di ampliare il concetto. Secondo il terapeuta si sarebbero formate strutture caratteristiche trascendentali che esprimono la dialettica tra Coscienza ed Inconscio. Se si dà retta a tale accezione l’Ombra che è “un’istanza psichica strettamente correlata all’incontro scontro tra inconscio e coscienza, nella sua accezione di archetipo essa non può significare che struttura trascendentale del rapporto tra la coscienza continuamente emergente e la sua matrice inconscia. In una ulteriore approssimazione l’Ombra, nella sua accezione di archetipo, può assumere il significato di una delle strutture categoriali della dinamica di continuo rischio e di continuo riscatto che la coscienza stabilisce con la sua radice inconscia”9.
Partendo dall’idea che l’immagine archetipica possa essere considerata il prodotto dell’attività dell’archetipo per elaborare il contenuto dell’immaginazione la figurazione d’Ombra può essere vista come “il prodotto dell’attività dell’archetipo in sé sul materiale rimosso e su quello represso o comunque più o meno inconscio”10.
L’Ombra può subire tre diversi destini, destini negativi: può essere proiettata, scissa o subire un processo di identificazione.
Per ciò che concerne la proiezione è opportuno dire che il riconoscimento di essa rappresenta la strada maestra per arrivare alla ricognizione dell’Ombra.
La scissione avviene quando l’Io, una volta avvenuta la ricognizione dell’Ombra, arretra e non si riconosce nelle parti inferiori della personalità. Il soggetto allora elimina da sé la propria Ombra e “si condanna a vivere una vita psichica parziale, forzatamente ridotta alla parte in luce della propria personalità”11.
Avvengono casi nei quali, invece, la persona si identifica con la propria Ombra: “Tony Wolf parla di uno scambio tra l’Io e l’Ombra”12.
“Il destino dell’uomo identificato con la propria Ombra (….) è un destino tragico. Ma di una tragicità statica, per così dire, non dinamica: l’energia psichica è in lui bloccata o circola solo a livelli inferiori e dinamizza soltanto le parti buie della personalità. (….) Non ha ancora raggiunto il conflitto, al contempo distruttivo e creativo, che è il senso ultimo del disagio nevrotico, la dialettica di valore e disvalore che è la matrice indispensabile della redentrice “funzione trascendente””13.
L’Ombra è una parte fondamentale della persona ed è necessario che essa possa essere soggetto di ricognizione ed integrazione perché gli uomini vivano una vita ampia e soddisfacente e per un positivo scorrere dell’energia tra l’Io e l’Ombra.
La ricognizione è un processo psicologico indispensabile che deve essere percorso per raggiungere l’individuazione.
Essa può avvenire in due diversi modi: il primo, poiché una piccola parte dell’Ombra non è totalmente inconscia, attraverso una “confessione autentica sgombra di ogni restrizione mentale”14.
Il secondo con l’analisi dei sogni e delle proiezioni, analisi che riguarda l’Ombra inconscia, quella della quale non siamo assolutamente consapevoli. Grazie a queste due modalità d’indagine verranno alla luce, gradatamente, gli aspetti inferiori della personalità ma anche le funzioni indifferenziate o poco differenziate. Jung, in un suo scritto, distingue la “confessione” dalla “messa in luce”: il primo compete alla parte conscia della personalità inferiore; il secondo a quella inconscia. “Cardine della ricognizione di quest’ultima è, secondo Jung, l’analisi delle proiezioni nel rapporto transferale. Si potrà dire che ogni ricognizione autentica dell’Ombra, comportando uno spostamento di cariche energetiche dall’inconscio alla coscienza, finisce per essere ben più che una mera operazione intellettuale o un fatto d’ordine puramente cognitivo. Essa ha infatti un indubitabile valore catarchico e può essere considerata una tappa ben definita della guarigione psicologica, ma non comporta di per sé quell’assunzione dell’Ombra nella rinnovata dinamica psichica in cui consiste propriamente solo l’”integrazione dell’Ombra””15.
Si potrebbe pensare che “le proiezioni impossibili a risolversi, o che si possono risolvere con la massima difficoltà, appartengano alla sfera dell’Ombra, cioè al lato negativo della personalità. Ma, a partire da un certo punto, quest’ipotesi è insostenibile, poiché i simboli che allora appaiono non si riferiscono allo stesso sesso ma all’altro. Fonte delle proiezioni non è più l’Ombra dello stesso sesso ma una figura di sesso opposto. E’ qui che si incontrano l’Animus della donna e l’Anima dell’uomo due archetipi che si corrispondono e la cui antinomia ed inconsapevolezza spiegano la pervicacia delle loro proiezioni”16.
Secondo Jung, quando l’Ombra rappresenta l’inconscio personale è possibile renderne coscienti i contenuti senza troppe difficoltà: essa rispetto all’Animus ed all’Anima è più facilmente penetrabile e riconoscibile. E’ possibile, attraverso un po’ di autocritica, arrivare a vedere l’Ombra “nella misura in cui è di natura personale. Se però entra in gioco come archetipo essa presenta le stesse difficoltà dell’Animus e dell’Anima. In altre parole rientra nell’ambito delle possibilità dell’uomo riconoscere il male relativo della propria natura; è invece un’esperienza rara quanto conturbante guardare in faccia il male assoluto”17.
“L’integrazione dell’Ombra, cioè la presa di coscienza dell’inconscio personale, rappresenta la prima tappa del processo analitico senza la quale è impossibile riconoscere l’Animus e l’Anima”18.
Secondo Jung esiste una seconda tipologia d’Ombra: “l’Ombra collettiva”; essa appartiene all’inconscio collettivo, a sue figure negative come, ad esempio, il Vecchio Saggio o “alla parte oscura del Sé; simboleggia, per così dire il “lato posteriore” del dominante spirito del tempo, il suo opposto nascosto”19.
L’Ombra, quando si esprime nella sua forma collettiva, indica il lato oscuro umano, “la disposizione strutturale insita in ogni uomo per ciò che è di minor valore e oscuro”20.
Dell’Ombra personale ci si può rendere conto solo attraverso il rapporto con un antagonista: è proprio questa la situazione, l’evento che accade al protagonista del film. Egli, incontrando Tyler Durden, ha incontrato tutto ciò che è diverso da lui, è venuto in contatto con la sua ombra personale, quella che contiene i tratti psichici dell’individuo non vissuti, quella che contiene parte della funzione inferiore. Tyler è tutto ciò che il signor X ha evitato e che non ha avuto il coraggio di affrontare, cosa che invece fa successivamente quando gli eventi diventano troppo oppressivi ed insostenibili però è ormai troppo tardi perché per uccidere la propria Ombra uccide anche se stesso.
L’Ombra Personale non è, come potrebbe sembrare dal film, solo negativa è, in realtà, creativa se si ha la forza di prenderne coscienza: senza di essa saremmo esseri a due dimensioni privi di una parte di noi che ci permette di evolvere.
1“Scritti scelti da J. Campbell ed RED 1992
2ibidem
3ibidem
4ibidem
5ibidem
6ibidem
7ibidem
8ibidem
9Studi sull’Ombra Nuova Edizione; M. Trevi, A. Romano Raffaello Cortina Editore 2009
10ibidem
11ibidem
12ibidem
13ibidem
14da Jung in Trevi
15ibidem
16Scritti scelti da J. Campbell
17ibidem
18ibidem
19La psicologia di Carl Gustav Jung J. Jacobi Universale Bollati Boringhieri 2008
20ibidem
Dr.ssa Maria Silvia Ceci
Psicologa Psicoterapeuta a Parma